È ormai risaputo che la Radio Frequency Identification (RFID) è una tecnologia che permette di identificare univocamente un oggetto tramite un sistema in radio frequenza e che funziona tramite l’interazione di vari elementi:
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Un tag RFID
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Un lettore RFID
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Un software middleware
Ci sono però molte cose che ancora non tutti conoscono, ed è per questo che abbiamo individuato 5 curiosità sulla tecnologia RFID che chiariranno sicuramente le idee a chi ancora non conosce a pieno il potere di questa straordinaria soluzione:
1) Ad ogni applicazione la sua antenna.
Un tag RFID ha al suo interno un microchip in cui sono inserite le informazioni e un’antenna solitamente stampata in allumino. Quello che forse non tutti sanno, invece, è che la geometria dell’antenna inserita varia a seconda dell’applicazione che si vuole realizzare. Esistono infatti svariati tipi di antenne, ognuna delle quali è realizzata in funzione del risultato che si vuole ottenere.
2) Una piccola memoria è la chiave di un bagaglio immenso di informazioni
Ogni tag RFID è unico e irripetibile e permette di ricostruire la storia di un oggetto dal momento in cui viene applicato fino al momento in cui tale oggetto arriva nelle mani dell’utente finale. Questa grande mole di informazioni, al contrario di quanto possa sembrare, non è contenuta all’interno del tag: il tag dovrebbe avere infatti uno spazio di memoria grandissimo e ciò aumenterebbe vertiginosamente i costi e ridurrebbe drasticamente le performance di lettura.
Lo spazio di memoria di un Tag RFID è quindi volutamente molto piccolo: in genere 96 o 128 bit. Questo piccolo spazio però contiene un’informazione unica e irripetibile che identifica l’oggetto univocamente e che di fatto, grazie ai sistemi informativi estesi dell’infrastruttura IT, è la chiave di accesso a tutte le informazioni in essa contenute.
3) Uno Standard UHF per tutti. Tutti i tag per lo Standard UHF.
La Radio Frequency Identification (RFID) è una tecnologia che si serve di un sistema in radio frequenza. Lo standard UHF, definito dalla norma ISO/IEC 18000 – 6:2010, va da 860 a 960 MHz. Ciò vuol dire che ogni singolo tag RFID viene costruito per eccitarsi, accendersi e rispondere entro questo delta di frequenze. Ciò assicura quindi che tutti i tag RFID funzionino correttamente in tutto il pianeta, a prescindere dalle singole frequenze scelte dalle singole nazioni.
4) Questione di fisica: trovato il problema, ideata la soluzione.
Le onde UHF sono sensibili a tutti i materiali conduttori di corrente, come ad esempio metalli e liquidi. Questi materiali, infatti, assorbono le onde UHF indebolendo il segnale elettrico che dovrebbe attivare il Tag. Naturalmente, sono stati fatti numerosi studi che permettono di ovviare al problema e di utilizzare la tecnologia RFID anche in queste circostanze. Ad esempio, quando un Tag RFID deve essere applicato su una superficie metallica, viene inserito uno spessore variabile che permette all’onda elettromagnetica di insinuarsi nello spazio e attivare il tag.
5) Superare i limiti è possibile.
Il chip e l’antenna all’interno dei tag RFID sono tenuti insieme da una resina. Per far sì che questo legame resista nel tempo, i tag RFID generalmente non devono essere esposti ad una temperatura superiore ai 150°. Infatti, dagli 80° in poi, i chip vanno in stand by, mentre oltre i 150° si danneggiano e il tag non funziona più. Anche in questo caso, la scienza si è adoperata per trovare una soluzione: esistono infatti, per applicazioni particolari come ad esempio nei reparti di verniciatura dei veicoli, dei Tag che resistono fino a 220° e oltre in quanto vengono protetti da materiali che fungono da dissipatori di calore.